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Ctu: può bastare per condannare l’Asl

Per condannare un’Azienda Sanitaria a risarcire un danno ai parenti di un paziente deceduto a causa di errori medici può bastare una Ctu. Si tratta di una sentenza che è destinata ad aprire e continuare un dibattito da tempo in corso, in quanto applica ciò che in Parlamento è ancora in discussione. <strong>Ad emetterla, il Tribunale di Ragusa (giudice estensore dott.ssa Laura Pastacaldi)</strong>. Nel caso specifico (in cui può trovare applicazione l’ex. art.702 bis c.p.) era stato appurato che il paziente sarebbe senz’altro sopravvissuto qualora si fosse deciso di intervenire tempestivamente in sala operatoria.

E’ bastata la Ctu per constatare i fatti accaduti

Per cui è bastata la Ctu (Consulenza tecnica d’ufficio) per constatare i fatti, con il rito ex. Art. 702 bis c.p. e condannare d’urgenza l’Asl in questione. La decisione che ha portato all’emissione della sentenza è stata presa anche <strong>in considerazione del ddl Gelli che, come ricordiamo, pone in esame la responsabilità dei medici</strong> e del personale sanitario in caso di morte o di lesioni gravi, regolamentando, quindi, la questione (attualmente il documento è al vaglio della Camera).

Il Tribunale di Ragusa ha anticipato il ddl Gelli

Nel caso ragusano i genitori del paziente deceduto a seguito di un incidente stradale avevano portato avanti una domanda risarcitoria che il Tribunale di Ragusa ha accolto, stabilendo una cifra finale e complessiva che può arrivare fino a 394 mila euro, da distribuire tra i vari congiunti (genitori e fratelli). <strong>L’Azienda Sanitaria Locale è stata inoltre condannata anche a risarcire le spese di lite</strong>. La domanda risarcitoria dei parenti del paziente deceduto si basava sull’assunto che, nonostante le linee guida europee impongano un intervento medico chirurgico immediato a seguito di sanguinamento incontrollato, presso l’Asl di cui si sta parlando, invece, il personale medico sanitario è intervenuto esclusivamente con trasfusioni di sangue. La ctu, inoltre, rileva anche che il paziente è stato condotto in sala operatoria solo dopo 16 ore dall’arrivo al pronto soccorso. Da qui la condanna.

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