Un sms (short message service) inviato con il telefono cellulare può costituire una prova per l’emissione di un decreto ingiuntivo? Per il Tribunale di Genova sembrerebbe di sì, ma fino ad un certo punto. Con un provvedimento dello scorso 24 novembre, infatti, il Tribunale ha equiparato l’sms alle e-mail di testo e alle pec, inserendolo nella cosiddetta categoria delle riproduzioni informatiche.
Prova di decreto ingiuntivo: sms nelle riproduzioni meccaniche
Si sa, infatti, che per costituire prova di decreto ingiuntivo e di pagamento, c’è bisogno che il mezzo sia annoverato all’interno dell’art. 2712 del Titolo II del libro VI cpc. Tale articolo è dedicato alle “riproduzioni meccaniche” e secondo cui “le riproduzioni fotografiche, informatiche o cinematografiche, le registrazioni fonografiche e, in genere, ogni altra rappresentazione meccanica di fatti e di cose formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime”.
Per il Tribunale di Genova sì all’sms ma con riserva
Il provvedimento del Foro genovese si è dunque basato su questa normativa, accogliendo perciò la richiesta del creditore di emettere l’ingiunzione di pagamento, anche se la ricognizione del debito era interamente reperibile via sms. C’è però qui da chiarire un aspetto. Sebbene nel caso in oggetto sia stato appurato che il credito da riscuotere risultasse liquido, certo ed esigibile (art. 633 c.p.c.) il mittente del messaggio non era specificato, per cui gli sms erano di ignota provenienza. Di conseguenza il Tribunale ligure, pur concedendo l’emissione di pagamento nei confronti del debitore, non concede la provvisoria esecuzione, che avrebbe bisogno di prove più strette che un semplice sms, oltretutto dal mittente anonimo. Questo porrebbe il beneficiario del credito in difficoltà rispetto, ad esempio, all’opposizione al decreto ingiuntivo, il quale non avrebbe prove “oggettive” e sottoscritte a cui appoggiarsi.
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